Paolo Michelini è stato il secondo parroco di Regina Pacis. E’ nato l'11 aprile 1926 a Rovigo ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1951 a Trento. Dal 1951 al 1956 è stato insegnante di religione ad Ala (TN) e contemporaneamente a Bolzano. Nel 1956 è diventato parroco a Drena (TN). Nel 1964 è stato nominato parroco di Regina Pacis, ruolo che ha svolto fino al 1988. Trasferitosi poi a Merano è stato parroco della parrocchia Santo Spirito e anche decano della città di Merano. Dal 2009 ha svolto il suo servizio di collaboratore parrocchiale nella chiesa di S. Paolo di Bolzano fino al giorno della sua morte, avvenuta il 19 dicembre 2014. I suoi funerali si sono tenuti il 23 dicembre 2014 nella chiesa Regina Pacis di Bolzano.
Don Paolo «aveva un modo intenso e personalissimo di comunicare, il cui fuoco era lui stesso. Prete saldo e sereno ma contemporaneamente anche uomo con le sorde e difficili domande esistenziali di tutti noi; univa saldezza interiore di fede e dubbio tutto umano. Le sue omelie “arrivavano” a noi fedeli, ci convincevano, ci commuovevano, finanche ci accompagnavano nella settimana lavorativa. Ci sorprendeva con le sue considerazioni: “La Croce va ascoltata con gli occhi del cuore… Non c’è risposta al perché del male, qui troviamo un aiuto a come sopportarlo, come camminare in questa vita con dignità. Chiediamo la grazia di sentire la presenza di quel Gesù accanto a noi, il silenzio si scioglierà nel dialogo con lui e la solitudine verrà alleviata”» (ricordo di Marco Bertorelle - leggi qui il testo intero).
In formato podcast sono di seguito disponibili alcune audio-registrazioni di don Paolo; si tratta di incontri serali di meditazione e di alcune omelie domenicali tenutesi nella chiesa S. Paolo di Bolzano tra il 2007 e il 2008. Ascoltando si evincono quelli che da sempre sono stati i suoi temi forti: la celebrazione comunitaria della penitenza e la confessione, il valore dell’avvento e della quaresima, il silenzio nelle sue tante sfaccettature, la misericordia del Padre, il come interpretare il vangelo, la povertà e la ricchezza; il tutto condito con la familiarità, la spontaneità, il senso dell’humor, le scivolate nel dialetto trentino e anche le inaspettate “folgorazioni interpretative” tipiche del suo modo di esporre.
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